Io che sono praticamente astemia, se non in qualche rara occasione, tipo quando al ristorante mi servono una fiorentina da urlo ed allora il bicchiere di vino rosso ci sta tutto (polifenoli che danno alla testa, tanto fan bene), mi regalo ogni tanto il piacere di un birra. Di quella che si gusta con la fetta di limone inserita nel collo della bottiglia.

Amara qb (quanto basta), poco alcolica e decisamente light. Che, soprattutto d’estate, è una goduria. L’aperitivo perfetto da accompagnare con una noce di grana e qualche oliva. Perché anche la birra va bilanciata. Con gusto, chiacchiere e sorrisi. Un bicchiere, un miniblocco di carbo. Taaacc! Leggi e annota sul tuo taccuino. La birra che viene utilizzata anche per cucinare. C’è addirittura chi la usa nell'impasto delle tagliatelle (perché sembra che regali croccantezza e un non so che di unico al palato). Tagliatelle, buone sì, ma da consumare con moderazione (mi raccomando!) e mai da sole. A prepararle con amore e cura è l’antico pastificio Verrigni. E a raccontarmelo non poteva che essere una bionda: Francesca Verrigni, la bella e appassionata proprietaria dell’omonimo pastificio.

La birra è donna. La birra è rock. La birra è la bevanda top per le donne italiane: 6 su 10 la scelgono spesso per allietare una serata con le amiche, un aperitivo o come dopocena. Mai, attenzione, per una serata romantica. Assolutamente sì per un momento di relax “solo mio”. Le donne la consumano consapevolmente: 14 litri all’anno pro capite. Anche se poi, ne conosco qualcuna che alza la media e sfalsa i risultati, vero Vale? Eheh.. tu, i REEM e la tua Guinness. La birra che va servita con metodo. Perché altrimenti perde punti. E allora ecco 3 regole d’oro per “versare” come si deve. E gustare!

1) Il bicchiere: deve essere di vetro, ben pulito e sempre bagnato con acqua fredda prima dell’uso. Per abbassare la temperatura e prolungare la vita della schiuma!

2) La spillatura: va fatta a due velocità. Prima lentamente, tenendo il bicchiere leggermente inclinato fino a riempirlo per ¾; poi su dritto, e via veloce come il vento per far sviluppare la giusta quantità di schiuma.

3) La schiuma: è il must have della birra, perché la protegge dall’ossidazione ed esalta quel suo sapore amarognolo. Attenzione: che sia alta due dita e ben compatta.

La birra che è un po’ come il make up. Lei che non conosci crisi. E non la bevi per cuccare o per farti vedere. La gusti perché ti piace, perché ti fa sentire libera. Perché è leggera, economica, e - anche se sei a dieta - te la puoi concedere.  Basta far bene i calcoli (dei blocchi!) prima di berla. La birra che, dicono gli esperti, ti aiuta a reintegrare dopo lo sport (good news) perché ricca di vitamine del gruppo B e minerali.

Certo non è come il mitico R2, ma i miei amici triatleti amano gustarla a cena ogni tanto dopo una giornata di duro allenamento, e se lo fanno loro che sono IronMan... A raccontarmelo è stato una sera il mitico Daniel Fontana, proprio di fronte a una bionda. Che birra sia dunque: dolce, fruttata, classica o luppolata.

Che poi, a sentir parlare Adua Villa (sommelier di professione, ma anche e soprattutto per passione) mi è venuta voglia di andare a fare un corso per imparare a degustarla, conoscerla e riconoscerla come si deve. “Sono nata e cresciuta in Sudamerica, dove la birra è presente a tavola in ogni occasione. Ed entra anche in cucina, per marinare la carne, per cucinare il pesce sulla brace ecc. La conosco da sempre, dunque. La amo ed è una delle poche cose che nel mio frigo (immancabilmente vuoto, perché sono spesso in giro) c’è sempre. Rappresenta per me convivialità, svago e scambio. Quel suo retrogusto amaro la rende speciale e unica. E’ quel qualcosa in più che le regala qualità”.

La mia preferita? La Corona (ma forse l’avevate già capito). Da bere a canna, direttamente dalla bottiglia. Con qualche fetta di sashimi di salmone ed un piattino di alghe wakame. La felicità sta nelle piccole cose. Don’t worry, enter the Zone.

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