Sono già passate più di tre settimane dalla mia prima Reebok Ragnar Relay. Mentre batto sulla tastiera, accanto a me tengo la medaglia che mi è stata consegnata all’arrivo, a ricordarmi che devo essere orgogliosa della donna che sono. Che non è vero quando dico che non ce la faccio e che non sono capace. Che possiamo tutto se ci crediamo davvero.

Se chiudo gli occhi mi sembra di sentire ancora le gambe che tremano prima della partenza della mia leg n. 1. Riassaporo la bellezza del tratto n. 2 in notturna, con il tramonto sempre “acceso” e il mio team, dietro di me, a illuminarmi il percorso (che la torcia sul petto si è scaricata troppo in fretta, ahimè). Ripercorro l’ultima leg - la più breve - in mezzo ai boschi, con quel leggero sali scendi spaccagambe che però non mi ha fermata.

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Una accozzaglia di sentimenti contrastanti: timore, gioia, soddisfazione, fatica, adrenalina, divertimento, capacità di andare oltre e tanto altro ancora. E poi loro, le mie compagne di viaggio, lì a ricordarmi - passo dopo passo - che “non sei sola”. Le mitiche capitane Cristina e Karen e poi Alessandra, Arianna, Irene, Rachele, Sara, Veronica, Viola e Roby, che ha corso insieme a noi con la testa e il cuore dal primo all’ultimo chilometro. Sono loro ad aver fatto la differenza. Io che non sono una runner, che fino ad allora non mi ero mai spinta oltre i 10 km, mi sono sentita a mio agio, accolta e spronata a dare il massimo. E in soli 3 giorni ho capito che in certe situazioni non importa poi tanto quanta esperienza hai. Servono spirito di adattamento, positività e follia. Che senza quella non c’è gusto ;-)

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Una fantastica avventura: non trovo definizione migliore per la Reebok Ragnar Relay, una di quelle che tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella vita. Sì, perché non si tratta “solo” di correre 250km in poco più di 24 ore. La vera sfida è un’altra. Dormire pochissimo, gestire la fame adeguando l’alimentazione allo sforzo e agli orari non proprio usuali delle legs. Non riuscire a lavarsi, cambiarsi nel van (che diventa casa, addobbata a festa per l'occasione prima della partenza) e intanto alternarsi alla guida, tentando di completare il percorso senza intoppi.

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Un disagio continuo, ma anche tante risate. Tipo che quando ti addormenti, senza volerlo, ti allarghi sul sedile e la tua compagna di “letto” si ritrova appiccicata al finestrino. La guardi, sorridi. Ma lei no.

C’è chi se ne va in giro con calzini, infradito e una coperta a far da mantello nella notte, chi si fa un kebab di quelli infiniti a cena e lo digerisce mai più. Chi, all’ennesima barretta, sogna l’hamburger. E poi... tutto non ve lo posso raccontare perché “quello che accade sul van, rimane sul van”, vero team WOW?

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Dove abbiamo corso e cosa abbiamo fatto? Il percorso della nostra Reebok Ragnar Relay si estendeva tutt’intorno al lago Mälaren, il terzo più grande della Svezia, con arrivo a Stoccolma, sull’isola di Lovön nel castello Drottningholm. Chilometri totali 250. Van 2, ragazze 10, ognuna con il compito di portare a termine tre tappe, per un totale di 20/ 33 km a persona.

È stato pazzesco, che ripartirei domani. E no, non mi sono preparata come avrei voluto. La testa ha fatto quello che le gambe non erano forse pronte a fare. Nessun problema, se non un lieve indolenzimento del piede e una caduta alla fine della prima legs. Che quando sono passata davanti alle mie compagne “ragazze sono volata” e loro “sì, brava sei andata forte”. Va be’, ve lo spiego dopo. Vi amo lo stesso.

Che cosa ho mangiato e cosa ho bevuto? Millemila litri d’acqua (con l'aggiunta di sali) perché di giorno caldo caldissimo e di sera umidità a palla. Enervit After Sport dopo ogni leg, barrette proteiche e power time da sgranocchiare tra una leg e l’alta. Mele, uno yogurt greco recuperato in una specie di autogrill e fette integrali con l’aggiunta di semi. Grazie ai consigli della dott.ssa Elena Casiraghi dell'Equipe Enervit, che ci ha consegnato un dettagliato manuale del prima/ durante e dopo, non ho avuto problemi, se non il desiderio di un piatto colorato dei miei.

Questa avventura non la dimenticherò facilmente. Non tanto per la fatica, ma per le emozioni, per quella meravigliosa sensazione di libertà e complicità che non mi hanno mai abbandonate durante tutto il percorso.

Un team di persone che condividono un obiettivo comune può fare cose incredibili... #TeamWOW I love you!

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